Grazie alla radio che mi ha dato tanto
"Amo la radio perché arriva dalla gente" recitava una nota canzone DN 70 ed io l'ho sempre preferita alla levisione in quanto trovo molto più intimo e profondo un ascolto privo di immagini che molto spesso distraggono .
Da bambina possedevo una radiolina gialla e rettangolare con un'antenna allungabile che presto si ruppe. L'apparecchietto funzionava a pile e quando queste stavano per esaurirsi il suono che ne usciva era un gracchiare sommesso.
La sera me la portavo sotto le coperte e al riparo dal freddo ascoltavo tutto ciò che usciva fuori da quel piccolo scrigno sonoro.
Mi divertivo anche a far girare la rotellina per cercare i programmi in onde medie: il suono di altre lingue mi affascinava, amavo ascoltare musiche balcaniche, mediorientali o magrebine che scatenavano la mia fantasia .
Presto la radio diventò un rifugio: Non mi sentivo mai sola quando mi immergevo dentro la musica.
Col passare del tempo gli apparecchi radio cominciarono a farsi più sofisticati: ricordo una Philips che faceva sia da radio che da mangiacassette: era tutta blucon la tracolla Azzurra.
negli anni 80 finalmente furono immesse sul mercato le radiocuffie che per me rappresentarono un vero spasso !
Ho tanti ricordi legati alla radio :
Mi tornano in mente quelle belle sensazioni che provavo ascoltando il bollettino dei naviganti nelle prime ore del mattino ancora prima del sorgere del sole, dopo aver passato notti insonni a causa del caldo estivo.
Adoravo quella cadenza ipnotica inframezzata da lunghissime pause fra un annuncio e l'altro.
Intorno ai 18 anni scoprii stereonotte, magnifica trasmissione di radio uno dove bravissimi speaker che erano anche critici musicali intrattenevano gli ascoltatori con fantastiche scalette composte da vari generi come jazz, blues, fusion, , rock e tante novità di bossa nova e funky. Compresa New wave e musica italiana..
Ascoltavo STEREONOTTE quasi sempre in macchina in compagnia di amici insieme ai quali facevo le ore piccole gironzolando per la città o fermandoci davanti al mare aspettando la fine della notte.
io sapevo che quello era il mio tempo, il tempo della spensieratezza e della libertà e sapevo che qualsiasi canzone avessi ascoltato in quel momento mi avrebbe riportata alla mente, in futuro, il ricordo di ciò che stavo vivendo.
Lo sapevo perché già mi era successo:
Ho cominciato a desiderare di diventare grande una sera d'estate. Avevo 10 anni e stavo sulla scala di legno che conduceva alla nostra terrazza sul mare.
Seduta su quei gradini, al tramonto e con la radiolina fra le mani, ascoltavo Michel pergolani e auanagana che commentavano una festa hippie con musiche di sitar e Tambura.
Era l'agosto del 1973.
Mi ero talmente immersa nell'ascolto della musica e dei commenti che nacwue in me il desiderio di partecipare a quello strano evento.
Ero una bambina piuttosto solitaria ma curiosa di tutto e in quel preciso momento ho capito che il mondo a cui appartenevo cominciava a starmi stretto.
Mi entusiasmavo ascoltando le trasmissioni della Rai che diventarono una dolce abitudine.
la domenica Era bello aspettare il programma Gran varietà e in seguito Dischi caldi. Al sabato invece c'erano le hit parade.
Ricordo con nostalgia una trasmissione pomeridiana che si intitolava Su di giri che mi riporta alle uscite in barca con mio padre durante le quali ascoltavo passare Santana, David Bowie e le novità di quel periodo.
Non c'è stato un solo momento della mia vita in cui la radio non mi abbia fatto compagnia.
Quando, appena dodicenne, fui colpita da un grave lutto mi regalarono un apparecchio Sharp enorme color argento con 2 altoparlanti tondi e neri, una bella finestra con un cursore luminoso che si spostava lungo la linea dei megahertz e una doppia piastra con la quale registravo anche le trasmissioni radio.
Ma la vera rivoluzione avvenne nel 1977 con la nascita delle radio libere che per me furono una grande scoperta .
In molte radio si faceva soprattutto politica, e se si era fortunati e si beccava quella che stava dalla parte giusta allora era come aver vinto un terno al Lotto.
Ascoltare tutti quei discorsi e le canzoni dei cantautori aprivano la mente di tanti ragazzi come me . Spesso si aprivano dibattiti su argomenti fino ad allora tabù. A queste discussioni si poteva partecipare telefonando in diretta per porre delle domande o fornire testimonianze personali.
Proprio per questo la radio divenne un mezzo di integrazione sociale molto importante.
Grazie alla scoperta di questa realtà iniziai a frequentare Radio Sud 103. La sede da cui trasmetteva era vicino casa mia .
Coprendo un territorio limitato al centro urbano o ai quartieri da cui trasmettevano, le radio libere divennero luoghi di aggregazione giovanile e non solo. Inoltre contribuirono nella diffusione di notizie riguardanti eventi cittadini come manifestazioni di piazza, rappresentazioni teatrali, mostre e assemblee.
Frequentando radio Sud trovai subito degli amici, ragazzi che la pensavano diversamente da me, che leggevano libri interessanti, che mi accettavano per come ero e mi capitava spesso di intervenire durante qualche trasmissione in diretta per dire la mia pur essendo allora molto giovane.
Molto spesso entravo in crisi e riflettendo e documentandomi cominciai a crescere davvero.
Le radio libere furono un fenomeno sociologico importantissimo e offrirono l'opportunità di mettere in contatto anche fisicamente gli ascoltatori.
Esse costituirono anche un modo per affrancarsi da un destino predefinito se si era femmine e si apparteneva a famiglie tradizionali ottuse e ignoranti. I dibattiti organizzati dai collettivi femministi ebbero una importanza rilevante nell' emancipazione femminile.
a differenza di quelle radio libere che trasmettevano soltanto canzonette e dediche, le radio "impegnate " realizzavano trasmissioni dedicate alla poesia, alla letteratura, alla controinformazione e diffondevano musica ribelle e non commerciale.
Ricordo una meravigliosa esperienza quando i professori della mia scuola ci portarono a visitare i locali della RAI che allora si trovava in via Cerda 19 in pieno centro a Palermo.
mi emozionava stare in un luogo da dove partivano le trasmissioni regionali che amavo tanto.
Per me quello era un mondo ideale tante volte immaginato in cui sognavo un giorno di poter lavorare se avessi conseguito titoli e competenze per farlo.
Purtroppo però, non è andata come speravo .
Abbandonai la scuola per tutta una serie di problemi e anche in quel brutto periodo la radio fu per me una fedele compagna e amica che mi salvò dall'abisso.
Qualche tempo dopo ebbi un fidanzato che faceva il dj per passione in una radio di provincia. la sua voce era calda e profonda e mi affascinava moltissimo.
quando andavo a trovarlo e gli toccava condurre i notturni anch'io partecipavo al programma.
mi dispiaceva constatare che pur avendo fra le mani un mezzo potentissimo di diffusione culturale che avrebbe potuto cambiare la mentalità della gente, lo si usasse soltanto per scopi ricreativi e commerciali .
Successivamente dovendo affrontare un periodo di studio, adottai come sottofondo soltanto musica classica che mi aiutava nella concentrazione.
Negli anni 90 diventata madre riempivo le mie giornate con trasmissioni molto piacevoli continuando a coltivare la mia passione per la musica.
Rupert bottaro Riccardo Pandolfi erano i miei DJ preferiti e conducevano programmi dedicati al rock sempre in radio Rai.
Quando cambiavano i palinsesti ero sempre un po' dispiaciuta.
Nelle sere estive, distesa su una sdraio in terrazza, l'ascolto della radio mi regalava magnifiche ore di totale relax dopo intere giornate dedicate ai bambini.
Ho vissuto anche una formidabile esperienza nel momento in cui nacquero le web radio .
per circa tre anni ho partecipato alla realizzazione di una trasmissione musicale a radio 100 passi.
La trasmissione si intitolava
Con-fusiion ed era condotta da me e dalla mia carissima amica Patrizia. Era bello preparare le scalette, cercare notizie che passavamo in trasmissione in maniera prevalentemente ironica e ci divertivamo un mondo!
Abbiamo fatto anche dei collegamenti esterni in occasione di alcune manifestazioni di piazza.
Ho avuto occasione di intervistare anche musicisti come i radiodervish, tre allegri ragazzi morti, e tantissimi altri del panorama Indie della musica italiana.
Se era in programma di dover incontrare qualche personaggio importante, ad esempio qualche scrittore, io giorni prima mi documentavo leggendo tutto quello che poteva aiutarmi a capire e a fare delle domande mirate e pertinenti all'interlocutore.
La politica mi appassionava, ma soprattutto la musica mi rendeva meravigliosa qualsiasi cosa io facessi.
Poi, come tutte le cose, questa esperienza si concluse lasciandomi però un grande bagaglio di esperienze e la soddisfazione di aver contribuito a fare qualcosa di buono per gli altri.
Ho ripreso la mia vita quotidiana e ho ricominciato ad ascoltare le trasmissioni altrui con lo stesso entusiasmo di una volta.
specialmente in periodo di quarantena la radio ha fatto da segnatempo ed è stato come tenere sempre aperta una finestra sul mondo oltre ad essere l'indispensabile ingrediente per colorare delle giornate altrimenti grigie e noiose.
Anche oggi, quindi, la radio mi culla, mi sveglia e mi intrattiene specialmente quando sto in casa.
ho una radio in ogni stanza e, potenza della tecnologia, posso ascoltarla anche dal telefono cellulare.
La radio resta per me un tramite fra realtà e immaginazione, un mondo di suoni di voci e di parole che spesso ritrovo sulla stessa lunghezza d'onda del mio cuore.
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